In Italia le leggi relative alla gestione dei rifiuti sanitari sono regolate dalla direttiva del Ministero dell’Ambiente del 09/04/2002 e dal DPR 254/03. L’obiettivo finale è quello di tutelare la salute del cittadino, la salute pubblica e l’ambiente. Le strutture interessate sono sia di tipo pubblico che privato. Possono essere dunque ospedali, laboratori, biobanche, case di cura, ambulatori medici, studi veterinari e così via.
Lo scopo è quello di favorire il reimpiego, recupero e riciclaggio dei rifiuto, diminuirne la loro pericolosità e soprattutto ottimizzarne la raccolta e lo smaltimento.
Dal rifiuto meno pericoloso a quello più difficile da gestire, lo scarto sanitario può essere classificato come:
- non pericoloso;
- associato ai rifiuti urbani;
- pericoloso, ma non a rischio infettivo;
- pericoloso a rischio infettivo;
- rifiuto che richiede una particolare modalità di smaltimento.
Rifiuto sanitario non pericoloso
La prima categoria include tutti quei rifiuti formati da materiale metallico ingombrante e non, gessi ortopedici, vetro per soluzioni. Tutti questi rifiuti che siano codificati secondo la dicitura CER 180104 o CER 180101 e che non siano di tipo infettivo, possono essere recuperati.
I farmaci scaduti (CER 180105) e i rifiuti provenienti dai laboratori sanitari sono inclusi in questo gruppo. Fanno parte di questa categoria anche i rifiuti CER 180102. Si tratta di organi e componenti anatomiche oltre alle sacche utili alla conservazione del plasma e delle componenti ematiche. I farmaci scaduti, in particolare, devono essere collocati negli appositi contenitori presso isole ecologiche e farmacie. In un secondo momento poi possono essere smaltiti tramite termodistruzione o inertizzazione in contenitori specifici.
Rifiuti sanitari assimilabili a quelli urbani
Sono quelli derivanti dai pasti delle cucine ospedaliere, ma anche il materiale che viene comunemente differenziato a livello urbano. Fanno parte di questa categoria: carta, vetro, cartone, metalli, tessuti monouso, pannolini, assorbenti, contenitori, sacche per le urine ed i rifiuti di tipo indifferenziato. Questo tipo di materiale deve andare incontro ad un processo di recupero seguendo le classiche metodiche di raccolta differenziata.
I rifiuti pericolosi a rischio infettivo
Rientrano in questa categoria tutti gli scarti provenienti da ambienti di isolamento infettivo dove c’è un rischio di trasmissione biologica aerea o dovuta ad agenti biologici del gruppo 4. Ma anche quelli che siano venuti a contatto con i liquidi biologici del paziente infetto che abbiano un certo potenziale trasmissivo.
Si aggiungono alla lista anche i rifiuti provenienti da attività veterinaria, che siano venuti a contatto con qualsiasi liquido biologico per la quale ci sia un rischio infettivo, o che siano essi stessi contaminati.
La raccolta e il deposito temporaneo del rifiuto pericoloso infettivo, avviene all’interno di appositi imballaggi di cartone a perdere o di tipo rigido ma riutilizzabile una volta decontaminato.
I rifiuti a rischio infettivo devono essere sottoposti a sterilizzazione controllata, dopo un procedimento di triturazione ed essiccamento per diminuirne il volume. L’impianto di sterilizzazione deve essere sottoposto a controlli periodici da parte degli enti competenti, registrando inoltre tutte le informazioni di tipo descrittivo relative alla tipologia di rifiuto, alla quantità, alla data e al numero del ciclo di sterilizzazione. Post sterilizzazione, il rifiuto viene avviato verso gli impianti di termodistruzione o di incenerimento.
Noi di Ecol Sea trasportiamo e inviamo a smaltimento rifiuti sanitari di qualsiasi tipologia. Oltre al trasporto, siamo in grado di fornire anche i contenitori omologati per legge e idonei al trasporto in regime ADR ed un servizio di consulenza in materia di gestione del rifiuto sia dal punto di vista amministrativo sia dal punto di vista tecnico.