Come gestire lo smaltimento dei DPI ai tempi del Covid

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Uno degli effetti indiretti della pandemia di Covid19, è la larghissima produzione dei DPI, ossia guanti e mascherine, che vengono utilizzati per proteggersi e proteggere dal virus. Se dopo un primo momento, in cui mascherine e guanti sono venuti a mancare, successivamente la loro presenza nella vita quotidiana è diventata permeante facendo nascere il problema del loro corretto smaltimento.

Si parla infatti di quintali di materiale non riciclabile e a volte anche potenzialmente infetto che deve essere quotidianamente smaltito in modo corretto per non creare problemi di tipo sanitario e ambientale. Questo è un problema che soprattutto le aziende si sono trovate ad affrontare con dubbi e perplessità sulle corrette prassi da adottare, in questo articolo quindi cerchiamo di fare chiarezza e spiegare quali sono i modi corretti per smaltire i DPI all’interno delle aziende.

Va innanzitutto fatta una distinzione sulla classificazione del DPI da smaltire:

  • Rifiuto indifferenziato non pericoloso – quando non ci sono sospetti di positività;
  • Rifiuto potenzialmente infetto – quando ci sono rilevati casi di positività;
  • Rifiuto pericoloso ma non potenzialmente infetto – i DPI vengono a contatto con sostanze pericolose ma non ci sono casi di positività.


Gestione del rifiuto non pericoloso

Lo smaltimento dei DPI dell’azienda in cui non vi siano stati contatti con postivi è assimilabile a quello dei rifiuti indifferenziati (CER 200301), ci sono alcune premure indicate però dal ministero della salute di cui tenere conto, che sono:

  • L’utilizzo di un deposito temporaneo all’interno dell’azienda dove vengano buttati solo i DPI;
  • La chiusura dei DPI dentro un primo sacchetto che si inserisce dentro un ulteriore sacchetto da chiudere con attenzione e indossando guanti protettivi

È importante sottolineare che lo smaltimento di mascherine e guanti non infetti, per quanto assimilabile ai prodotti indifferenziati, non deve essere fatto con leggerezza, non solo per una questione sanitaria ma in questo caso soprattutto ambientale. Infatti, questo tipo di prodotti, essendo composto da materie plastiche costituisce un serio pericolo per l’ambiente. Non molti sanno che ci possono volere anche diverse decine di anni per arrivare a una loro totale decomposizione. Se ne è interessato anche il WWF, che con uno studio ha dimostrato come un 1% di DPI non smaltiti correttamente, sia già in grado di causare enormi danni dovuti alla dispersione dei materiali plastici in natura.

Gestione del rifiuto potenzialmente infetto

Quando invece si manifesta un caso di positività in azienda, i DPI da smaltire cambiano denominazione e diventano materiali infetti assimilabili ai rifiuti ospedalieri con codice CER 180103* (classe di pericolo HP9) e categoria ADR UN3291 e il loro smaltimento segue l’iter dato dal DPR 254/2003 per i rifiuti speciali pericolosi.

Innanzitutto, questo comporta per l’azienda l’obbligo di sanificare gli ambienti e disporre dei contenitori per rifiuti dove sarà scritto “Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo” con il codice CER CER 180103. I contenitori dovranno essere ben chiusi e non taglienti e non deve esserci il rischio di mischiare i rifiuti sanitari con altri di tipologie differenti. Lo smaltimento di questo contenitore deve essere fatto entro 5 giorni dalla sua chiusura. Non devono riscontrarsi perdite o buchi. Lo smaltimento in questo caso consiste nell’incenerimento dei rifiuti.


Gestione del rifiuto pericoloso ma non potenzialmente infetto

Infine quando mascherine e guanti sono venuti a contatto con sostanze pericolose ma non ci sono casi di positività, l’iter da seguire è quello standard per i rifiuti speciali pericolosi (codice CER 150202)

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